Intervista al violoncellista Massimo di Vita

Pubblicato da Italo il

1) Massimo di Vita, di sicuro sei un violoncellista, ma come pensi sia giusto chiamarti? Ovvero un musicista, un busker, un artista di strada o altro?

Bella domanda, ho iniziato a lavorare per strada per pagarmi l’università, inizialmente come mercante facendo bancarelle e lavorando anche in fiere e mercati ma capii presto che per strada avrei potuto reinventarmi in qualunque modo. La strada mi permetteva di essere artigiano, musicista, fumettista e tutto quel che avrei voluto essere in quello specifico momento ma non mi sono mai sentito né artista né musicista. Non per le mie effettivamente scarse doti tecniche ma proprio per un sentirmi legato a questioni scientifiche molto più che artistiche, d’altra parte ho studiato fisica. Ho provato a cambiare lavoro varie volte ma alla fine sono sempre tornato a lavorare per la strada, niente dà più libertà, domani potrei andare a suonare in una grande città europea o in qualche sperduto paesino, sono liberi anche orari e giorni di lavoro, da non sottovalutare.
Non mi definirei un busker, odio gli inutili anglicismi e busker come parola è troppo legata al mondo dell’arte, mondo a cui nel profondo sento di non appartenere, quindi neanche artista di strada. Lavorante in strada mi sembra il modo più calzante.

2) Per quale motivo hai scelto la strada per le tue esibizioni, che cosa ti dà, specialmente una situazione difficile, o potremmo dire anche meravigliosa per la sua storia e il suo insieme, com’è Roma?

Possis nihil urbe visere Roma maius.
Suono nel più straordinario dei palchi, il solo stare in alcune piazze è così potentemente evocativo, pieno di una bellezza così profonda e dinamica, umana e umanistica anche nelle sue espressioni più degradate.
Suonare per strada è magnifico, non sono su di un palco ma tra chi ascolta in una modalità probabilmente simile a quella in cui la musica è stata suonata dall’alba dell’umanità, e infine sono uno tra i tanti che da millenni suonano per le strade di questa città. Le persone sono vicine e posso vederle e interagire con loro.
Molti si lamentano della situazione attuale, soprattutto della bassa qualità del turismo, a me sembra invece che la situazione benchè sempre più caotica e mal gestita, da molti punti di vista sia invece interessante. Adesso si vedono turisti di ogni dove, non più solo occidentali ricchi e colti ma anche africani, sudamericani, asiatici e in generale tantissima gente che fino a pochi anni fa non poteva permettersi viaggi, il mondo intero si apre ai nostri occhi Economicamente non sarà un granché ma se i soldi fossero la mia preoccupazione principale non suonerei per strada.
Una volta passò una comitiva di ragazzini nigeriani, guardavano Roma come fosse un film di fantascienza, gli occhi sgranati pieni di mille meraviglie. Si fermarono ad ascoltarmi, tentai goffamente di improvvisare una semplice melodia pentatonica, una delle ragazzine cominciò a cantare e partirono cori e balli, anche adesso mi emoziono al ricordo, un momento pieno di bellezza, possis nihil urbe visere Roma maius.

3) Da un punto di vista delle armonie musicali o delle armonie in genere, quali sono quelle che ami di più sperimentare nel grande labirinto di esse?

Dipende molto dal periodo, non sono affatto statico in questo e non mi piacciono molto i generi e le classificazioni ma amo profondamente la musica classica e medievale ma anche il punk e il rock’n’roll e non ho studiato al conservatorio. Tendo a vedere la musica come una delle tante forme espressive dell’essere umano, una delle più profonde, naturali e immediate. Comunque, ultimamente mi sto concentrando sul primo blues, il più vecchio, che con il violoncello risulta particolarmente espressivo ma diciamo che in genere parto da un fraseggio che mi suscita qualche emozione o sensazione o ricordo e cerco di svilupparlo, senza regole di genere e cercando sempre di mantenere una forma di espressione emotiva o meglio, evocativa.

4) Abbiamo notato spesso la compagnia del tuo cane Bice. interferisce, arricchisce le tue performance oppure è un testimone attento e muto?

Bice è stata trovata a piazza del popolo che aveva due mesi e me ne innamorai subito. Il nome deriva dalla famosa canzone di Rino gaetano (ma lui amava solo Bice, bella come un’attrice) e dal Gastone di Petrolini (Bice, solo lei mi fa felice). Per fortuna che lavoro per strada e la posso portare sempre con me, è una compagnia fantastica, credo le piaccia il violoncello e spesso quando lo suono anche a casa si mette di fianco a me a dormire o rilassarsi, mi piace pensare che goda della straordinaria armonicità del violoncello, credo anche che la presenza di Bice ammorbidisca le mie esecuzioni e quindi anche se non sembra, è effettivamente attiva.

5) In quale modo le difficoltà che hanno ora gli artisti di strada a Roma, ovvero in particolare per le emissioni sonore nel centro storico limitano il tuo lavoro, la tua espressione musicale?

In verità non molto visto che cerco sempre di suonare in situazioni più o meno intime, piazze piccole e poco frequentate dove per l’appunto si può trovare qualche forma di intimità anche solo temporanea con chi ascolta, spesso cerco di parlare e interagire con chi passa. Va da sé che non sono posti ricercati da molti musicisti e non soffro molta concorrenza per il posto. alcune volte però vorrei suonare in ambienti più spaziosi, ad esempio al mercato di Traiano ma adesso a causa del restringimento voluto dal Municipio I, in alcuni posti ci sta troppa concorrenza, troppa fila e troppo rumore quindi evito e questo mi dispiace parecchio.

6) Che soluzioni politiche proponi?

La situazione a Roma è effettivamente molto difficile, a delle cancrene storiche bisogna aggiungere i nuovi arrivi dovuti alla globalizzazione, Roma sfiora ormai i 30 milioni di turisti l’anno e le diseguaglianze ovunque in aumento portano molta gente a buttarsi per strada. Abbiamo un’eccesso di artisti di strada che io chiamo operaisti, tirano a campare e non hanno altre possibilità, altri sono invece molto più rampanti e visto che gli incassi sono lineari con il volume finiscono per esasperare gli abitanti e non solo. Trovare una soluzione è difficile soprattutto ora che l’italia è in piena crisi isterica e colma di odio orizzontale. Dobbiamo reclamare libertà di espressione dovendola però coniugare con le esigenze della città, abbiamo proposto degli emendamenti alla libertà per le zone più critiche ma dobbiamo anche pensare a una qualche forma di esclusione sociale per gli artisti che non intendono rispettare la volontà sociale e collettiva, nostra e degli abitanti. tenendo conto che ci sono realtà ricche e influenti che vorrebbero privatizzare le piazze del centro e che l’arte di strada non è in cima ai pensieri di nessun politico, lo scontro sarà duro, lungo e dagli esiti incerti.

Intervista a cura di Italo Cassa


1 commento

Italo · Novembre 30, 2018 alle 8:01 pm

Massimo è unico, e nel suo apparente “semplice” linguaggio ci racconta molto di più di quello che sembra apparire. La Strada, vista dalla Strada, è molto più vera di quello che ci vogliono raccontare, e ci dona una enormità di umanità che a volte solo un violoncellista, che non vuole altri aggettivi alla sua opera, sa ascoltare…

I commenti sono chiusi.

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